martedì 30 aprile 2013

Ratatuja

Stamattina ho rovistato nel frigo, era qualche giorno che non cucinavo a casa, e ho trovato che le verdure stavano un po' appassendo...dopo aver fatto una cernita, ho affettato due zucchine, due melanzane, un peperone e un pomodoro, direttamente nella padella antiaderente ceramicata. Ho aggiunto uno spicchio di aglio schiacciato con la lama del coltello di piatto, qualche foglia di basilico e un cucchiaino di olio extra vergine di oliva. Girato le verdure, messo il coperchio e infornato tutto in forno caldo a 210° ventilato. Dopo circa un quarto d'ora il profumino della ratatuja si spande per casa ed è una delizia.
L'ho mangiata stasera, accompagnata da un trancetto di salmone al vapore con semi di finocchio, donatomi da Lucky che fa anche delle splendide insalate con tante piccole cosine buonissime dentro, un dito di Cannonau, uno tra i miei vini preferiti, che secondo me si adatta alla pastosità grassa del salmone, e per concludere la cena fragole, pera e banana conditi con solo succo di limone.
...ah! ...e un pezzetto di zenzero candito.

venerdì 19 aprile 2013

Zucchine delle Dieci

Oggi è stata una giornata convulsa...alternando momenti di grande frenesia a momenti di calma piatta. E' stato caldo tutto il giorno e poi, proprio mentre trasportavo i molteplici pezzi di una libreria, si è scatenato un temporale degno dell'estate.
Risultato...correre sotto i goccioloni con le mensole in mano.
Ho montato la libreria, quasi, e alle dieci mi sono accorta che non avevo ancora mangiato.
Ho affettato velocemente uno spicchio di aglio e messo a soffriggere con poco olio extra vergine di oliva, ho aggiunto cinque pomodorini ciliegini tagliati a metà e una zucchina tagliata a rondelle sottili con la mandolina, i pomodori si sono quasi sciolti e la zucchina è diventata dorata in circa dieci minuti. Ho sfogliato un rametto di rosmarino e impiattato con un pezzetto di caprino invecchiato e una fetta di ricotta di bufala. Un filo d'olio e un pezzetto di pane pugliese originale altamura. Un pochino di vino rosso e una tazza di brodo caldo. Ahhhh che bontà...adoro il Cannonau, si sposa magnificamente con il sapore piccante del formaggino invecchiato.
Doccia e a letto. Buonanotte!

mercoledì 17 aprile 2013

Sapore d'Infanzia



Oggi sono andata a fare delle commissioni con la mia amica Anna. Tra le altre cose ho trovato un accessorio must have da cui ho fatto fatica a separarmi...siamo andate in un negozio specializzato che vende principalmente palloncini, ce ne sono di tutti i tipi. Lei ha preso un palloncino enorme, gonfiato con l'elio e poi io me lo sono legato al polso e siamo uscite dal negozio così. Era bellissimo! Camminare per le strade della cittadina con il palloncino al polso...vorrei farlo sempre!
Nei vari negozi in cui abbiamo curiosato, siamo state anche in una panetteria che fa una focaccia genovese speciale. Io non so se è una questione di farina o di olio o di acqua...ma era davvero come quella che mangiavo da bambina, quando per quattro mesi ho frequentato la scuola elementare a Rapallo nel quartiere S.Anna. Alla mattina partivo a piedi, i soldini che mi aveva dato mia zia, in mano per comprare la merenda per l'intervallo. Mi fermavo in una panetteria sulla strada e compravo sempre un pezzo di focaccia salata. Me la mangiavo camminando per strada, ero una bambina timida, per una qualche misteriosa ragione che non ricordo non volevo mangiarla all'intervallo con tutti. Camminavo nelle viette e mi mangiavo la mia focaccia che era buonissima. Nell'intervallo mi sedevo sotto un grande albero nel cortile della scuola e leggevo il mio libro di scuola che era diverso da quello che usavano li. Come il grembiule. Me ne stavo li, una figuretta magra magra persa in un grembiule bianco, un po' pallida e malinconica. Quando vado in Liguria, prendo sempre qualche pezzo di focaccia da portare a casa, la congelo e me la gusto nel tempo...ma non è la stessa cosa, mangiarla a casa, ha un sapore diverso, perde.... Quando la mangi li... è vacanza o gita...ed è una circostanza molto ben definita.
Ecco perché ieri allora ero così felice, camminavo per delle viette in una cittadina che sotto il sole sembrava della Liguria, chiacchierando con Anna che è timida come me, il palloncino al polso che esprimeva tutto quello che ho dentro al mondo e con il sapore della focaccia. Uguale a quella di quando ero piccola. Una piccola magia.










Tornata a casa verso mezzogiorno ho preparato il pranzo, avevo ancora un pezzetto di focaccia, gli ho costruito intorno un qualcosa di gustoso e leggero. Ho lavato e tagliato fine fine, con il coltello di ceramica, del Tarassaco, altrimenti detta insalata matta o cicoria matta. Il Tarassaco fa benissimo, depura il sangue e il fegato. L'ho messo in una ciotola con una mezza cipolla di Tropea tagliata a fettine sottili anche lei. Un filo di olio extra vergine di oliva e uno spruzzo di aceto balsamico.
Nel frattempo, come prima cosa, avevo già tirato fuori dal frigorifero, un pomodoro, mezzo cetriolo, mezzo peperone e tre bocconcini di mozzarella. Metto la mozzarella a bagno in acqua calda. Affetto il pomodoro e dispongo le fette nel piatto, le cospargo con un po' di Salamoia, un misto di erbe e sale molto usato in Emilia Romagna, aggiungo un po' di timo secco e un pochino di olio extra vergine di oliva. Sbuccio e affetto il mezzo cetriolo e e il mezzo peperone e li condisco con poco dolceagro. Prelevo qualche oliva greca da una vaschetta e le affianco al pomodoro.
Aggiungo delle foglie di basilico, le mangio insieme alle fette di pomodoro, sono profumatissime.
Recupero i bocconcini di mozzarella che nel frattempo si sono intiepiditi, e li straccio con le dita.  Riveleranno così tutto il loro delicato sapore di latte che altrimenti, fredde e tagliate con il coltello non è percepibile.
...e finisco la focaccia.

lunedì 15 aprile 2013

Giocare d'Anticipo

Oggi sono andata a fare la spesa e ho trovato questo polletto che sembrava quasi ruspante...ho preso anche del sedano, carote e porri e tornata a casa ho impostato la cena. Stasera ho lezione di flamenco, so già che tornerò affamata ma non voglio avventarmi su cose non buone per me in questo momento.
Così alle cinque del pomeriggio ho messo pollo, cipolla, sedano, carote e la parte verde dei porri, in pentola a pressione. Ho aggiunto tre chiodi di garofano, un pizzico di sale e acqua fino al livello. Ho chiuso il coperchio e messo la fiamma alta per portare in pressione. Dal sibilo ho abbassato il fuoco e calcolato mezz'ora di cottura. Poi ho spento e sono andata a danza. Lasciando la pentola ancora sommessamente sibilante. Lei continua la cottura mentre io faccio vueltas quebradas sull'orlo dello svenimento.
 Tornata a casa dopo due ore di lezione, sfiato la pentola, per sicurezza ma di vapore non ce n'è più...e impiatto una coscetta di pollo con le verdure lessate e un po' di senape al miele e un cucchiaio di patè di carciofi. Qualche granello di sale sulla carne bianca, un filo di olio extra vergine di oliva D.O.P. della Sardegna e accendo sotto il brodo. Dopo qualche minuto sta bollendo. Me ne prelevo tre mestoli e lo sorseggio bello bollente dalla tazza. Ahhhh che bontà!

domenica 14 aprile 2013

Coniglio Tandoori con Olive Nere Pugliesi da Cuocere

Oggi pomeriggio ho fatto un giro in macchina, viaggio cabriolet dopo un inverno lunghissimo. Senza calze il sole scalda la mia pelle, ho fatto un bello scrub sotto la doccia, prima di uscire, così la pelle liscia quando cammini, sembra di bimba. Tornata a casa ho impostato la cena.
Nella padella antiaderente ceramicata ho messo aglio e cipolla tritati, qualche pomodorino maturo, pomodorino secco tagliuzzato e peperoncino secco piccante sbriciolato. Un cucchiaio scarso di olio extra vergine di oliva e accendo il forno a 230° ventilato. Verso in padella le olive nere pugliesi, quelle da cuocere, si trovano ad inizio raccolto in qualche supermercato più fornito. Io ne ho congelate un po' e ne prelevo il giusto che mi serve dal freezer. Lavo i pezzi di coniglio e li metto in padella, cospargendo entrambi i lati della carne di Tandoori Masala. E' una miscela di spezie indiane polverizzate. Tandoori indica il metodo di cottura, per la precisione in questo caso è il nome del forno a pozzetto usato in India per cuocere vari tipi di carne, di cui la più famosa è il Pollo Tandoori, e il pane Naan, che viene fatto aderire alle pareti del forno e quando si stacca e cade è pronto.

Copro con il coperchio, la pentola è professionale ha i manici e il coperchio completamente in metallo, può andare in forno senza rischi, e infilo in forno. Dopo circa venti minuti, controllo, stando attentissima a non scottarmi con il coperchio rovente. Giro i pezzi di coniglio che hanno preso un colorito rosso tipico di questa masala di spezie. Ricopro e richiudo il forno. Altri venti minuti di cottura.
Intanto mi verso un bicchiere di Lambrusco amabile, che si sposerà con la piccantezza del piatto.
E aspetto.
Ho fatto poche foto, una sola scarsamente accettabile, ma tant'è...avevo fame!
Il coniglio è buonissimo. Morbido e saporito, anche nei pezzi dove rimane notoriamente più asciutto. La pelle è croccante e speziata e profumata e rossa e piccante... Ho versato un po' di olio extra vergine di oliva crudo con un pizzico di sale, mangio con le mani e strofino i pezzetti di carne nell'olio e sale. Le olive sono strepitose, amarognole e cedevoli, morbide ed erbacee...smorzano il fuoco. I pomodorini e la cipolla sono quasi caramellati. Li uso per intingerci i pezzi di carne. Non ho resistito, mezzo coniglio...me lo sono mangiato tutto. Ohhhhh che libidine!

Carciofo il Fiore Amaro


Adoro i carciofi. Soprattutto il gambo, bello sodo e carnoso. Me ne hanno regalato di piccolini e li ho fatti subito la sera stessa con le patate, in pentola a pressione, aglio tritato (tanto), olio extra vergine di oliva,  un goccio d'acqua, patate a tocchi e questi carciofetti grandi come grosse uova, messi dentro interi. Dal sibilo in 10 minuti sono pronti, quando li ho messi nel piatto ho condito le patate con un pochino di sale e un filo di olio extra vergine di oliva. Sfoglio i carciofi e ne mangio la parte polposa alla base della foglia. Che in realtà è un petalo, il carciofo infatti è un fiore. Il sapore unito delle patate, dell'aglio e dei carciofi è qualcosa che per me ha pochi rivali. Non smetterei mai di mangiarli. 

Il giorno dopo invece ho messo in padella, un po' di aglio a fettine, una cipolla di Tropea tagliata a fette verticalmente, una manciata di pomodorini molto molto maturi, olio extra vergine di oliva, pomodorino secco tagliuzzato e un peperoncino piccante. Ho nettato i carciofi più grandi che avevo già in frigorifero e ho messo i gambi a soffriggere, ho lavato bene i fiori di carciofo e li ho aperti moltissimo, posizionandoli in padella a testa in giù. Copro e faccio cuocere venti minuti a fuoco basso.



Servo il carciofo con yogurt greco spolverizzato con Tandoori Masala e Curry Madras. Intingo le foglie nello yogurt prendendo un po' di spezia alla volta. Il sughetto è amarognolo per il contatto con i carciofi, ma magicamente unito allo yogurt acquista un suo perchè...




sabato 13 aprile 2013

Torta di Pere senza Lievito

Avevo voglia di un profumo di casa domenica pomeriggio. Ho acceso il forno e ho iniziato ad impastare farina di riso, farina di miglio e fioretto di mais, con un uovo. Ho aggiunto un pochino di miele e la punta infinitesimale di un cucchiaino di bicarbonato di sodio. Ho diluito con succo di mandarino e ho affettato tre pere molto molto mature e le ho aggiunte all'impasto. Verso il tutto in una tortiera foderata con carta forno. Aggiungo qualche uvetta, un pò di cannella e qualche granello di zucchero sulla superficie. Inforno. A 180° statico. Dopo circa venti minuti il profumo che volevo aleggiasse per casa inizia a spandersi. E' il profumo dei pomeriggi con la mamma, della torta di mele, della famiglia.
Preparo un tè nero al profumo di biscotti, forte e caldo. la torta è pronta ne assaggio una fetta fumante...
morbida e senza ne lievito ne glutine. Buonissima!

venerdì 12 aprile 2013

Mousse di Tofutonno

Sulla base della ricetta della mousse al prosciutto cotto dell'altro giorno ho fatto una variante, suggerita da una ragazza bellissima. In sostituzione del formaggio Philadelphia Light ho usato il tofu.
Nel vaso del minipimer, o in una ciotola, ho versato una confezione di tofu tagliandola a cubetti e una scatola grande di tonno sott'olio, sgocciolato. Lavoro con il minipimer per creare una mousse cremosa e morbida dall'unione dei due ingredienti. Prelevando da sotto in su per inglobare aria e dare alla mousse la sua caratteristica spumosità.
Mentre creo la la crema penso a quali altri ingredienti ci starebbero bene per dare una variante di sapore. Qualche cappero sott'aceto o sotto sale ben sciacquato. Due o tre acciughine sott'olio o una dissalata. Olive nere denocciolate...un ciuffetto di prezzemolo...una carota bollita...uno alla volta o tutti insieme come a formare una specie di salsa tonnata a mousse.
Il tofu, a differenza del philadelphia, è proteico. Viene preparato dalla soia.
Una volta ottenuto un composto liscio e omogeneo, lo deposito su un bel piattino, e con la spatola, o la lama di un coltello, bagnata con acqua ne uniformo la superficie creando una specie di zuccotto. Qualche oliva taggiasca per decorare e la Mousse di Tofutonno è pronta per essere spalmata su crostini in attesa che venga pronta la cena, può fare da cena lei stessa, oppure può servire come farcitura di un panino, o riempire delle barchette di indivia o sedano o qualsiasi altra verdura che si presti.
Ottima!





mercoledì 10 aprile 2013

Riso agli Asparagi e Robiola per Sole Orecchie

Oggi ho vissuto una esperienza per la mia prima volta, sono andata in onda, per due ore, alla radio. Intervistata da Francesca, bellissima e dolcissima bionda naturale. Abbiamo chiacchierato di tantissime cose in un flusso che a volte andava in onda e altre era fuori onda...tra tutte le cose che è riuscita a tirarmi fuori, anche una ricetta immaginata. Una ricetta per sole orecchie...

Buttiamo il riso, Francesca e io, in una padella antiaderente e ci aggiungiamo un pizzico di sale grosso e tanta acqua fino a superare il riso di un dito. Accendiamo il fuoco e lasciamo cuocere a fuoco medio fino a che l'acqua è tutta assorbita, assaggiando per scrupolo, ma di solito il riso è cotto al dente perfetto. In un altra padella mettiamo, in pochissima acqua, degli asparagi. Cuociono velocemente, quasi al vapore, vogliamo che rimangano belli sodi. Impiattiamo il nostro riso che avendo assorbito l'acqua è corposo e cremoso, ci adagiamo mollemente sopra una robiola fresca che inizia subito a sciogliersi, e la cospargiamo con pepe nero macinato fresco e un filo di olio extra vergine di oliva. Preleviamo gli asparagi e li sdraiamo li, vicino al riso, condendoli leggermente con una cucchiaiata di olio extra vergine di oliva sbattuto con succo di limone.
Usiamo gli asparagi per intingerli nella robiola fusa, poi preleviamo un po' di riso mantecandolo con la cremosità di questo formaggio fresco e morbido, che lascia una sensazione di velluto in bocca, e poi ancora l'asparago e poi da un sorso di Gewurztraminer.

Francesca e io l'abbiamo nominato all'unisono...pregustandone la freschezza fruttata e aromatica. L'asparago e il limone sono sapori difficili da abbinare ad un vino, ma nella nostra mente, il vino bello fresco pulisce ed esalta sia il sapore del riso con la pastosità della robiola, che l'amarognolo degli asparagi mitigati dall'aspretto del succo di limone.

La trasmissione continua, prende una piega più sognante parlando di profumi e di femminilità, e poi si conclude nell'immaginario collettivo dei simboli, dei sogni e della voce dell'inconscio.

Sforiamo di qualche minuto, prese dagli occhi e dalla voce che parla l'una all'altra.
La nostra ricetta immaginata sembra così reale, che ci ha saziato di parole.
Fuori dallo studio, Francesca estrae da un sacchetto di carta del pane del colore di quando ero bambina, quattro minuscoli panini rotondi, li ha fatti Maddy, una vera mamma.
Sono panini di farina scura, ai cereali o di segale, imbottiti con prosciutto crudo di montagna e noci spezzate. I panini fatti in casa sono morbidi dentro e tostati fuori. Il prosciutto dona il suo sale al pane. Le noci completano il sapore del pane donandogli una gustosa morbidezza e al prosciutto armonizzandosi con il sapore della carne.
Sono panini dall'aspetto genuino, rustico... e sono buonissimi.
La foto non rende merito...è tutta sfuocata e tremante, ma contiene l'attimo.

Grazie Francesca, per avermi ricordato che nella vita bisogna essere audaci e seguire l'istinto.



sabato 6 aprile 2013

I Due Stadi di Riempimento - Il Cibo, l'Amore.

Ci sono volte dove il vuoto che non si riesce a riempire con l'amore chiede fortemente lo stesso di essere colmato. E' proprio in questi frangenti che scatta imprescindibile la voglia di carboidrato, inteso come amido. Amidi che si trasformano in zuccheri praticamente già in bocca con la masticazione...pasta, pane...qualsiasi cosa che riempia e obnubili la mente con la forza colmante e calmante che solo il sapere di essere amati e toccati può dare. Io non voglio cedere.
Anche perché non ho pasta in casa!
Ne avevo voglia perché fa freddo nonostante sia primavera, perché ho visto la foto di una cenetta di una amica sola per una sera, perché avevo fame e vuoto, perché mi sento sola.

Ho affettato due spicchi di aglio rosa, fettine sottili sottili, come veli trasparenti che cadono lenti nella padella antiaderente ceramicata, radunati tutti in un angolino e umettati con un cucchiaino di olio extra vergine di oliva. Nella parte restante della pentola tagliuzzo e schiaccio tre pelati con un pochino del loro sugo, accendo il fuoco, cospargo il tutto con un grosso peperoncino abruzzese fatto seccare vicino al camino, lo sbriciolo con le dita, semi e pelle, metto tutto, voglio calore. Copro e apparecchio con cura, scelgo uno dei miei bicchieri preferiti e ci verso un pochino di vino rosso, regalo di una amica.

In una ciotola piena di acqua fredda immergo due nidi di spaghetti di soia. E metto il piatto in cui finirà il manicaretto, vicino alla pentola sul fuoco. Voglio che sia caldo quando ci trasferirò la mia cena.
E nella padella con il sughetto ci sdraio un calamaro gigante, abbasso un pochino il fuoco, copro e vado a farmi la doccia.

Dopo circa un quarto d'ora, arrivo nuovamente in zona calamaro: il sughetto si è condensato. Ci adagio i due nidi di spaghetti e li lavoro con il sugo e un po' di acqua, giro il calamaro. Copro.
Dopo qualche minuto gli spaghetti hanno assorbito il sugo e si sono ulteriormente ammorbiditi. Impiatto calamaro e spaghetti, una spolverata di prezzemolo e un giro di olio extra vergine di oliva.   
Scatto le foto sorseggiando un po' di vino. 
Gli spaghetti di soia si sono insaporiti benissimo, li arrotolo sulla forchetta inglobando fettine di aglio leggermente dorato e peperoncino piccantissimo, una esplosione di sapore in bocca che contrasta ma magicamente si armonizza con la compattezza gelatinosa della soia. La soia soddisfa la voglia di pasta per la forma e la consistenza ma è una proteina. Stazionerà il giusto nell'organismo per far sentire sazi ma non satolli, obnubilati e addormentati dagli zuccheri liberi di circolare senza ritegno nel flusso sanguigno creando picchi e depressioni. 
E il calamaro?...il calamaro è semplicemente perfetto. Morbido e duro nello stesso tempo. I denti ci affondano trovando la consistenza compatta e poi cedevole che adoro. Ha un profumo delicato di mare e il sapore della carne si sposa con il bruciante del sugo.

Finisco il vino, lavo i piatti e arriva l'amore.