lunedì 23 marzo 2020

L'importanza della Feta, della Solidarietà, e dell'Osservazione dei Fatti





La prenderò molto alla larga, sono ormai quasi 20 giorni che non esco di casa. L'ultimo giorno che ho lavorato, sono andata, indossando ancora la divisa, in farmacia e a fare la spesa e mi sono rintanata tra le mura domestiche.
Era il 3 marzo, ancora non era visibile agli occhi di tutti che prima o poi in casa ci sarebbe stato chiesto di rimanerci, per molto tempo. Che ci sarebbero state le code, le mascherine, le entrate contingentate per fare solo la spesa necessaria.
Vivo da sola, non ho molto spazio ne mobili dove stipare le cose e soprattutto, il dover svuotare velocemente due case, decidendo cosa tenere e cosa lasciare, ti fa decidere per i ricordi e ti ritrovi a vivere in un magazzino di scatoloni e borse ammassati in gruppi di appartenenza come nelle famiglie di insiemi vaga reminiscenza delle scuole elementari.
Così ho fatto una spesa normale. Niente scorte per affrontare l'inverno in Alaska.
Dopo 5 giorni di clausura ho finito il latte. Non che lo beva tutti i giorni, a volte rischia anche di scadere prima di averlo finito, ne faccio un uso randomico, soprattutto per macchiare il caffè o il té.
Uscire solo perché era finito il latte (e poche altre cose) mi sembrava stupido. Mi sono detta, ok ho finito il latte, va beh ho la panna...

Qualche anno fa, ho passato un periodo piuttosto lungo senza lavoro e di gravi ristrettezze economiche. Non ho mai saltato un pasto. L'arte di arrangiarsi con quello che c'è, di accontentarsi, di inventare con le sostituzioni, è una disciplina che esercito anche quando non ho difficoltà economiche, perché è stimolante. Si studia e si applicano le conoscenze acquisite, ci si scervella come fare a far lievitare una torta senza avere il lievito, o a come farla senza avere non solo il lievito, ma neanche il burro, il latte e le uova. Si va bé si può anche rinunciare a fare una torta a questo punto. Ma sono cocciuta e volitiva. Quando mi metto in testa che voglio una cosa, mi incaponisco.

Comunque, stavo dicendo, al quinto giorno avevo finito le cose che mi piace avere in casa per avere una illusione di scelta, ma volevo cercare di spostare più in la possibile il giorno dell'uscita di casa per la spesa. Per un senso etico morale, per evitare lo stress delle disposizioni e per evitare di vedere con gli occhi fisici quello che sta succedendo.
In questi giorni dove man mano avevo finito tutte le scorte e il frigorifero era di un vuoto desolante, ho scovato una confezione di feta intatta.

A parte il mio gusto personale, che mi fa prediligere la cucina greca per gli ingredienti semplici e gustosi, ho sempre avuto un amore per la Grecia, senza la quale non saremmo potuto essere ciò che siamo, gli eredi di una civiltà che ha portato cultura, arte e bellezza la dove c'erano solo i barbari.
E le vicende della Grecia, seme e culla, di tutto l'impianto organizzativo della civiltà come la conosciamo ora, vessata all'interno dell'Unione Europea, tartassata e depredata da nazioni che sono potute diventare ciò che sono grazie ad essa e al suo impatto sulla civilizzazione dei popoli, mi ha sempre enormemente disturbato. Nel mio piccolo, nelle azioni quotidiane come fare la spesa appunto, cerco di operare una scelta significativa che se fosse fatta da più persone, sarebbe determinante nello spostare certi equilibri e assi economici. Perché il diritto critico si esercita anche così.
Nel momento in cui i prodotti peculiari della Grecia, che fino a poco prima erano appannaggio produttivo e distributivo, con grandissimi sforzi, delle aziende greche, sono passati alle grandi multinazionali estere, che hanno fagocitato, distorto nella percezione e nel gusto vero e proprio, falsato e proposto un modello menzognero, industriale e povero, alle masse, che senza cultura non sanno discernere la differenza tra un vero yogurt greco e uno "alla greca" ho cercato di essere ancora più capillare nelle mie scelte.
Se acquisto prodotti che vengono dall'estero, mi informo e scelgo di sostenere quelli prodotti da  piccole aziende, che tramandano la tradizione nei loro sistemi produttivi, a favore del mantenimento del gusto originale dei prodotti e senza scorciatoie chimiche.  E spero che ci sia una mia gemella, che nello stesso momento sceglie la mozzarella di bufala italiana e non il surrogato industriale americano.

Quindi, vedo la confezione di feta sola soletta e me ne gusto due pezzetti a colazione, ci faccio una bella insalata greca, e ci condisco una pasta. Tre giorni in più senza uscire. Perché il piacere di gustare una cosa al giorno che dia estrema soddisfazione, ripaga degli altri due pasti un po' più scarni.
Sono riuscita a tirare fino al 19 marzo, giorno in cui dovevo per forza andare in farmacia e quindi ho fatto anche la spesa. E' stato piuttosto traumatico, l'atmosfera da romanzo di fantascienza ambientato in un presente distopico. E come me anche le altre persone sentono la estraneità e maleficità dei luoghi una volta familiari.

Infatti la frase che spesso ci ripetiamo come un mantra bene augurante, è "speriamo di ritornare presto alla normalità."
Ma il mondo dopo questa pandemia non dovrà tornare alla "normalità" poiché è proprio la "normalità" così come intesa dagli stati più egoisti e aggressivi, tutti votati all'iperconsumismo, che hanno interesse a dominare il mercato e le scelte delle nazioni cosiddette "alleate" ma di fatto asservite, è proprio questa "normalità" la causa di questa tragedia.
E per tragedia non intendo il virus, che è stato il mezzo per mettere in evidenza, come una cartina di tornasole, ma la situazione in cui siamo. Politica ed economica. Che ha determinato scelte sbagliate, non orientate al benessere della collettività ma all'arricchimento di pochi.
I tagli alla sanità, che fortunatamente nel nostro paese che mantiene vivo il culto degli antenati (come la Cina) è pubblica, sono il gravissimo problema e punta dell'iceberg di una struttura che adotta una politica consumistica a favore dei paesi esteri non aiutando le piccole imprese sparse sul territorio nazionale.
Piccole imprese, che in Italia come in Grecia, rappresentano la nostra eccellenza. E nel nostro caso non solo alimentare, ma in tutti i campi.
Abbiamo una ricchezza, il nostro ingegno, la nostra cultura millenaria, ma ci facciamo dire che non valiamo nulla da paesi narcisisti e intellettualmente più poveri di noi.
Forse è arrivato il momento di svincolarsi, di cambiare l'asse politico economico.
E l'Italia, così posizionata al centro del mondo, con la sua peculiarità unica e ricchissima sotto tutti i profili, che fa gola a tutti anche per la posizione strategica, l'Italia non è un caso sia fatta a forma di stivale.
Diamo un calcio nel sedere a chi ci ostacola e cominciamo a camminare da soli.
C'è chi è disposto ad aiutarci a crescere, crescendo a sua volta è evidente, e chi invece ci vuole tenere succubi e indebitati. Sta a noi scegliere gli amici, valutando i fatti.
Fatti che in questo momento storico eccezionale sono eccezionalmente limpidi e sotto gli occhi di tutti. Nel bene e nel male.
Paesi come la Cina (con la quale condividiamo dei valori importanti senza neanche ben rendercene conto) la Russia (a cui ci è stato imposto l'embargo per una istanza non nostra e che rappresentava una fetta enorme di mercato per moltissime piccole aziende italiane) e Cuba, che non naviga certo nell'oro e che subisce restrizioni, senza senso, si sono attivate e hanno mandato aiuti, materiale e personale altamente qualificato per supportare il nostro impianto sanitario partito già decimato e vicino al collasso numerico per quella che è una pandemia mondiale che sta facendo i danni maggiori proprio qui, nel centro del mondo.
Paesi che ci depredano degli aiuti a noi destinati (in una guerra tra poveri dove in funzione di un probabile bisogno futuro, stacchi il respiratore a chi sta morendo, quando basterebbe chiedere a chi ha i mezzi che troverà l'aiuto anche per te).
Paesi "alleati" che chiudono i rubinetti, che si stampano i soldi (contravvenendo ad uno dei principi cardine dell'Unione) che chiedono senza dare.
Paesi come gli Usa (e in questo aiutati dalle nazioni dell'Unione Europea che si autoconsiderano superiori e al disopra degli obblighi accettati da tutti) che cercano di impedire progetti come il One Belt, One Road (altrimenti conosciuto come "La Nuova Via della Seta") in nome di un trattato capestro vecchio di più di 70 anni. Progetti, che determinerebbero una crescita economica del nostro Paese e che ci porterebbero ricchezza e abbassamento dei debiti nei loro confronti e aprirebbero nuove vie commerciali con nuovi partner.

Ecco allora che questo tempo sospeso, in cui ci viene chiesto di restare in casa, abbiamo la possibilità di studiare, leggere, informarci e confrontare le fonti dalle quali ricaviamo le informazioni.

In questo tempo sospeso abbiamo la possibilità di osservare i fatti.

Chi fa cosa, chi dice di fare e fa altro, cosa li spinge.
Siamo fatti con i geni di un popolo che ha esteso il suo impero fino ai confini del mondo, che ha civilizzato i barbari, che ha navigato, scoperto, inventato, sviluppato, innovato, in ogni più piccolo atto, in una linea temporale che dagli antichi romani arriva fino ad oggi.
Usiamo questa eredità e investiamola bene.




Medici cubani arrivati a Milano per dare aiuto nell'emergenza corona virus


Approfondimenti:

Cuba, la buona medicina - Fabrizio Casari per altrenotizie 22 marzo 2020
per capire cosa vuol dire solidarietà.
La via della seta che agita gli USA - Fabrizio Casari per altrenotizie 14 marzo 2020
per saperne di più sul progetto One Belt One Road - La nuova via della seta.
I due stili strategici della gestione dell'epidemia a confronto -  Roberto Buffagni 14 marzo 2020
Per approfondire le origini culturali, le somiglianze e le affinità delle nazioni nella gestione dell'epidemia.
La Germania dichiara la fine dell'Unione Europea e torna al sovranismo - La Finanza sul Web 13 marzo 2020
Per essere informati su quello che succede e che i telegiornali e i giornali normali non dicono.

Nessun commento: