sabato 28 marzo 2020

Instarecipe: Pizza in Padella Senza Lievito

Pizza in padella senza lievito - II tentativo: nella padella antiaderente già calda e unta, lavorare con la spatola 4 cucchiai di farina, un pizzico di sale e zucchero, 1/2 cucchiaino di bicarbonato e 1/2 di aceto, 1 cucchiaio di olio, aggiungendo acqua per impastare. Coprire con coperchio a misura giusta. Aggiungere passata di pomodoro con un po' di triplo concentrato di pomodoro,  origano, olio e coprire. Aggiungere formaggio quando la pizza è croccantina sotto, coprire fino a che si scioglie. Purtroppo l'impasto troppo fluido o troppi ingredienti sopra che pesavano, non hanno fatto crescere l'impasto (il primo tentativo era per il coperchio più piccolo della pentola) quindi il III tentativo sarà con impasto meno fluido o cottura in forno con padella senza manici.

venerdì 27 marzo 2020

Instarecipe: Omelette Courgettes

https://www.instagram.com/p/B-PgpklgNWR/?igshid=1nbklakobleku

Omelette. Stufare brevemente le zucchine a rondelle in olio evo e aglio sottile soffritto, e metterle da parte. Sbattere, pochissimo, due uova e un po' di yogurt in una scodella, versare in padella e far rapprendere, mantenendo la parte superiore molto morbida (baveuse) metterci le zucchine, lo yogurt, il cipollotto a rondelle e chiudere l'omelette. Cospargere con le rondelle dei gambi dei cipollotti.

lunedì 23 marzo 2020

Credo di Aver Mangiato il Vocabolario


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In questi giorni sono in fermento creativo, studio tantissimo, leggo tanto, scrivo tanto anche e anche discostandomi dai soliti argomenti. Sento che sta germogliando in me una nuova coscienza. Le parole mi scaturiscono come da una fonte e mi stupisco della varietà dei termini e dei concetti. Sono parole che mi appartengono ma di cui non facevo uso da molto tempo, moltissimo. O parole che avevo solo usato per i miei pensieri reconditi e mai pronunciato o scritto.
La sensazione è quella di aver mangiato un vocabolario.
Ed è una sensazione bellissima ma straniante ed estraniante.
Se gli inizi, le storie, le amicizie, le persone che si incontrano danno il via a questi meccanismi, allora, anche se poi l'inizio finisce subito, la storia non si sviluppa, l'amicizia non decolla e le persone si tolgono, hanno comunque avuto questo impatto trasformativo e va bene così.
Perché il processo di trasformazione può essere innescato in maniera esogena ma poi, tutto il cambiamento avviene solo in noi stessi e con le nostre forze volontarie o istintive che siano.


L'importanza della Feta, della Solidarietà, e dell'Osservazione dei Fatti





La prenderò molto alla larga, sono ormai quasi 20 giorni che non esco di casa. L'ultimo giorno che ho lavorato, sono andata, indossando ancora la divisa, in farmacia e a fare la spesa e mi sono rintanata tra le mura domestiche.
Era il 3 marzo, ancora non era visibile agli occhi di tutti che prima o poi in casa ci sarebbe stato chiesto di rimanerci, per molto tempo. Che ci sarebbero state le code, le mascherine, le entrate contingentate per fare solo la spesa necessaria.
Vivo da sola, non ho molto spazio ne mobili dove stipare le cose e soprattutto, il dover svuotare velocemente due case, decidendo cosa tenere e cosa lasciare, ti fa decidere per i ricordi e ti ritrovi a vivere in un magazzino di scatoloni e borse ammassati in gruppi di appartenenza come nelle famiglie di insiemi vaga reminiscenza delle scuole elementari.
Così ho fatto una spesa normale. Niente scorte per affrontare l'inverno in Alaska.
Dopo 5 giorni di clausura ho finito il latte. Non che lo beva tutti i giorni, a volte rischia anche di scadere prima di averlo finito, ne faccio un uso randomico, soprattutto per macchiare il caffè o il té.
Uscire solo perché era finito il latte (e poche altre cose) mi sembrava stupido. Mi sono detta, ok ho finito il latte, va beh ho la panna...

Qualche anno fa, ho passato un periodo piuttosto lungo senza lavoro e di gravi ristrettezze economiche. Non ho mai saltato un pasto. L'arte di arrangiarsi con quello che c'è, di accontentarsi, di inventare con le sostituzioni, è una disciplina che esercito anche quando non ho difficoltà economiche, perché è stimolante. Si studia e si applicano le conoscenze acquisite, ci si scervella come fare a far lievitare una torta senza avere il lievito, o a come farla senza avere non solo il lievito, ma neanche il burro, il latte e le uova. Si va bé si può anche rinunciare a fare una torta a questo punto. Ma sono cocciuta e volitiva. Quando mi metto in testa che voglio una cosa, mi incaponisco.

Comunque, stavo dicendo, al quinto giorno avevo finito le cose che mi piace avere in casa per avere una illusione di scelta, ma volevo cercare di spostare più in la possibile il giorno dell'uscita di casa per la spesa. Per un senso etico morale, per evitare lo stress delle disposizioni e per evitare di vedere con gli occhi fisici quello che sta succedendo.
In questi giorni dove man mano avevo finito tutte le scorte e il frigorifero era di un vuoto desolante, ho scovato una confezione di feta intatta.

A parte il mio gusto personale, che mi fa prediligere la cucina greca per gli ingredienti semplici e gustosi, ho sempre avuto un amore per la Grecia, senza la quale non saremmo potuto essere ciò che siamo, gli eredi di una civiltà che ha portato cultura, arte e bellezza la dove c'erano solo i barbari.
E le vicende della Grecia, seme e culla, di tutto l'impianto organizzativo della civiltà come la conosciamo ora, vessata all'interno dell'Unione Europea, tartassata e depredata da nazioni che sono potute diventare ciò che sono grazie ad essa e al suo impatto sulla civilizzazione dei popoli, mi ha sempre enormemente disturbato. Nel mio piccolo, nelle azioni quotidiane come fare la spesa appunto, cerco di operare una scelta significativa che se fosse fatta da più persone, sarebbe determinante nello spostare certi equilibri e assi economici. Perché il diritto critico si esercita anche così.
Nel momento in cui i prodotti peculiari della Grecia, che fino a poco prima erano appannaggio produttivo e distributivo, con grandissimi sforzi, delle aziende greche, sono passati alle grandi multinazionali estere, che hanno fagocitato, distorto nella percezione e nel gusto vero e proprio, falsato e proposto un modello menzognero, industriale e povero, alle masse, che senza cultura non sanno discernere la differenza tra un vero yogurt greco e uno "alla greca" ho cercato di essere ancora più capillare nelle mie scelte.
Se acquisto prodotti che vengono dall'estero, mi informo e scelgo di sostenere quelli prodotti da  piccole aziende, che tramandano la tradizione nei loro sistemi produttivi, a favore del mantenimento del gusto originale dei prodotti e senza scorciatoie chimiche.  E spero che ci sia una mia gemella, che nello stesso momento sceglie la mozzarella di bufala italiana e non il surrogato industriale americano.

Quindi, vedo la confezione di feta sola soletta e me ne gusto due pezzetti a colazione, ci faccio una bella insalata greca, e ci condisco una pasta. Tre giorni in più senza uscire. Perché il piacere di gustare una cosa al giorno che dia estrema soddisfazione, ripaga degli altri due pasti un po' più scarni.
Sono riuscita a tirare fino al 19 marzo, giorno in cui dovevo per forza andare in farmacia e quindi ho fatto anche la spesa. E' stato piuttosto traumatico, l'atmosfera da romanzo di fantascienza ambientato in un presente distopico. E come me anche le altre persone sentono la estraneità e maleficità dei luoghi una volta familiari.

Infatti la frase che spesso ci ripetiamo come un mantra bene augurante, è "speriamo di ritornare presto alla normalità."
Ma il mondo dopo questa pandemia non dovrà tornare alla "normalità" poiché è proprio la "normalità" così come intesa dagli stati più egoisti e aggressivi, tutti votati all'iperconsumismo, che hanno interesse a dominare il mercato e le scelte delle nazioni cosiddette "alleate" ma di fatto asservite, è proprio questa "normalità" la causa di questa tragedia.
E per tragedia non intendo il virus, che è stato il mezzo per mettere in evidenza, come una cartina di tornasole, ma la situazione in cui siamo. Politica ed economica. Che ha determinato scelte sbagliate, non orientate al benessere della collettività ma all'arricchimento di pochi.
I tagli alla sanità, che fortunatamente nel nostro paese che mantiene vivo il culto degli antenati (come la Cina) è pubblica, sono il gravissimo problema e punta dell'iceberg di una struttura che adotta una politica consumistica a favore dei paesi esteri non aiutando le piccole imprese sparse sul territorio nazionale.
Piccole imprese, che in Italia come in Grecia, rappresentano la nostra eccellenza. E nel nostro caso non solo alimentare, ma in tutti i campi.
Abbiamo una ricchezza, il nostro ingegno, la nostra cultura millenaria, ma ci facciamo dire che non valiamo nulla da paesi narcisisti e intellettualmente più poveri di noi.
Forse è arrivato il momento di svincolarsi, di cambiare l'asse politico economico.
E l'Italia, così posizionata al centro del mondo, con la sua peculiarità unica e ricchissima sotto tutti i profili, che fa gola a tutti anche per la posizione strategica, l'Italia non è un caso sia fatta a forma di stivale.
Diamo un calcio nel sedere a chi ci ostacola e cominciamo a camminare da soli.
C'è chi è disposto ad aiutarci a crescere, crescendo a sua volta è evidente, e chi invece ci vuole tenere succubi e indebitati. Sta a noi scegliere gli amici, valutando i fatti.
Fatti che in questo momento storico eccezionale sono eccezionalmente limpidi e sotto gli occhi di tutti. Nel bene e nel male.
Paesi come la Cina (con la quale condividiamo dei valori importanti senza neanche ben rendercene conto) la Russia (a cui ci è stato imposto l'embargo per una istanza non nostra e che rappresentava una fetta enorme di mercato per moltissime piccole aziende italiane) e Cuba, che non naviga certo nell'oro e che subisce restrizioni, senza senso, si sono attivate e hanno mandato aiuti, materiale e personale altamente qualificato per supportare il nostro impianto sanitario partito già decimato e vicino al collasso numerico per quella che è una pandemia mondiale che sta facendo i danni maggiori proprio qui, nel centro del mondo.
Paesi che ci depredano degli aiuti a noi destinati (in una guerra tra poveri dove in funzione di un probabile bisogno futuro, stacchi il respiratore a chi sta morendo, quando basterebbe chiedere a chi ha i mezzi che troverà l'aiuto anche per te).
Paesi "alleati" che chiudono i rubinetti, che si stampano i soldi (contravvenendo ad uno dei principi cardine dell'Unione) che chiedono senza dare.
Paesi come gli Usa (e in questo aiutati dalle nazioni dell'Unione Europea che si autoconsiderano superiori e al disopra degli obblighi accettati da tutti) che cercano di impedire progetti come il One Belt, One Road (altrimenti conosciuto come "La Nuova Via della Seta") in nome di un trattato capestro vecchio di più di 70 anni. Progetti, che determinerebbero una crescita economica del nostro Paese e che ci porterebbero ricchezza e abbassamento dei debiti nei loro confronti e aprirebbero nuove vie commerciali con nuovi partner.

Ecco allora che questo tempo sospeso, in cui ci viene chiesto di restare in casa, abbiamo la possibilità di studiare, leggere, informarci e confrontare le fonti dalle quali ricaviamo le informazioni.

In questo tempo sospeso abbiamo la possibilità di osservare i fatti.

Chi fa cosa, chi dice di fare e fa altro, cosa li spinge.
Siamo fatti con i geni di un popolo che ha esteso il suo impero fino ai confini del mondo, che ha civilizzato i barbari, che ha navigato, scoperto, inventato, sviluppato, innovato, in ogni più piccolo atto, in una linea temporale che dagli antichi romani arriva fino ad oggi.
Usiamo questa eredità e investiamola bene.




Medici cubani arrivati a Milano per dare aiuto nell'emergenza corona virus


Approfondimenti:

Cuba, la buona medicina - Fabrizio Casari per altrenotizie 22 marzo 2020
per capire cosa vuol dire solidarietà.
La via della seta che agita gli USA - Fabrizio Casari per altrenotizie 14 marzo 2020
per saperne di più sul progetto One Belt One Road - La nuova via della seta.
I due stili strategici della gestione dell'epidemia a confronto -  Roberto Buffagni 14 marzo 2020
Per approfondire le origini culturali, le somiglianze e le affinità delle nazioni nella gestione dell'epidemia.
La Germania dichiara la fine dell'Unione Europea e torna al sovranismo - La Finanza sul Web 13 marzo 2020
Per essere informati su quello che succede e che i telegiornali e i giornali normali non dicono.

venerdì 20 marzo 2020

Instarecipe: Uova e Cipollotti al Tegamino

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Uova e cipollotti. Cipollotti, poca acqua, fuoco alto, coperti. Quando sono teneri, usare l'acqua di cottura per brodino vegetale e per una polenta rapida, nella padella  aggiungere burro, sgusciarci le uova, pepe e formaggio quando il bianco è rappreso. Con il pane Altamura e intingendo i cipollotti nel tuorlo. La gola. 

mercoledì 18 marzo 2020

Instarecipe: Gambi di Finocchio Superstar

https://www.instagram.com/p/B95KEMGoDeR/?igshid=xl63mmrn3oa1

Gambi di finocchio, pomodorini secchi, olive Taggiasche sott'olio, sfrugugliame di tonno sott'olio, aglio, olio e peperoncino. Per condire una pasta senza sprecare nulla.
Lo sfrugugliame di tonno è tutto quello che rimane in fondo al vasetto di vetro del tonno sott'olio, è una parola che mi sono inventata perché mi rende l'idea più di sbriciolume che applico ai panificati.


martedì 17 marzo 2020

Instarecipe: Riso al Curry Super Rapido e Interdipendenza


https://www.instagram.com/p/B91ScrfohCW/?igshid=q6dct81p4p4a

Oggi mi sento un genietto del male... da tempo avevo perso l'ispirazione per scrivere su questo blog, perché, colpevole un cambio di ritmo di vita, spesso ciò di cui ho bisogno è mettere sotto i denti qualcosa di rapido, il più possibile sano e gustoso ma senza complicazioni.
Così giorno dopo giorno ho fatto ricettine veloci, magari pubblicando su instagram la foto del piatto, ma sterilmente, senza spunti.
E ciò mi disturbava in parte.
Ieri è stata una giornata particolare, dove ho dovuto mettere in moto molta interdisciplinarità per risolvere un problema nato come prettamente informatico e che poi si è rivelato spunto di riflessione più globale.

Interdipendenza è la parola chiave.

L'interdipendenza è quella qualità che ti permette, secondo Riccardo Agostini, di fondare una relazione amorosa sana e con più ampie possibilità di durata nel tempo. Per una spiegazione molto chiara, esemplificativa e con lo stile di Riccardo empatico, umano, ma molto diretto, rimando al suo canale Youtube di crescita personale. Spulciando tra i microvideo si possono trovare risposte illuminanti sugli abitanti di Marte e di Venere e i problemi di comunicazione tra loro, nonché spunti per diventare più completi in sé e per sé.

Ma l'interdipendenza è una chiave che si può applicare a molti frangenti della nostra vita.
Così stamattina, mi si è accesa una lampadina. Invece di lavorare parallelamente su due canali diversi, a discapito sia dell'uno che dell'altro ho deciso di apportare delle modifiche di comportamento e dei momenti di interdipendenza di un canale nell'altro, così da creare una coppia dove ognuno mantiene le sue peculiarità, ma apporta valore aggiunto all'altro.

Nasce così in questo blog, da oggi, un filone che chiamerò Instarecipe: seguito dal titolo e da un semplice rimando alla pubblicazione su intstagram di queste "non-ricette", questi spunti di abbinamento, di ciò che magari ho trovato gustoso in giro. E per converso, sul profilo Instagram troverò il modi di rimandare a quello che pubblico sul blog, anche fosse solo una considerazione o una ricetta mentale.

Felice appetito!








domenica 15 marzo 2020

Torta a Occhio

Torno a scrivere dopo tantissimo tempo che sembrerebbe di inattività, ma si mangia tutti i giorni e si cucina quasi sempre. Chi mi segue da tempo oppure chi ha iniziato a seguirmi da poco, sa che negli anni ci sono state modificazioni nel mondo che riguardano le comunicazioni, e che i canali social, che hanno fatto virare verso una condivisione più immediata, meno pensata apparentemente, in cui si privilegia l'immagine rispetto al testo, ora hanno la fetta più grande. Anche perché, per condividere una foto ci vogliono pochi secondi, mentre per mettersi a scrivere un testo ci vuole tempo, energia e voglia. E chiarezza mentale e di intenti.
Stiamo vivendo, tutti quanti, un periodo di grande sconforto, e alla maggioranza di noi è richiesto di restare chiusi in casa, con una primavera che sta esplodendo, uscendo solo se strettamente necessario e solo per le emergenze. Per non facilitare la diffusione di un virus che sta piegando la nostra società sia a livello di sanità collettiva che economicamente. 
In questi giorni di clausura, per chi vive da solo sentiti con maggior profondità, è naturale ripiegarsi sul cibo e in special modo sui dolci. L'Italia, con le sue molteplici varietà ed eccellenze, è un paese fortunato. L'indulgere ogni giorno in un pezzetto ulteriore di parmigiano reggiano, non ha pari con l'indulgere con uno qualsiasi dei formaggi industriali che nella maggior parte del pianeta sono la quotidianità. E questo solo per fare un esempio.
Da ogni parte ci si giri, abbiamo la fortuna di trovare ingredienti e cibi gustosi, golosi, magari anche molto calorici, ma che mantengono una peculiarità di eccellenza, cura, biodiversità, originarietà, senza pari. Senza pari.
A questo proposito voglio condividere il link ad un piccolo filmato che, nonostante qualche inesattezza dovuta all'esposizione "a braccio" e il contesto e la motivazione per il quale è stato fatto, fa capire molto meglio di come possa spiegarlo io, cosa vuol dire essere nati in Italia rispetto al resto del mondo: 
Oscar Farinetti: La fortuna di nascere in Italia. Farinetti è il fondatore di Eataly, tanto per dire.

Detto questo, e visto il video, stamattina mi sono svegliata con l'intenzione di fare una torta. Perché in questi giorni, le cose dolci rappresentano, per molti che vivono da soli, il conforto e l'abbraccio che ci è stato negato.
Me compresa. 
Apro gli armadietti e tiro fuori tutto, trovando farina e lievito vanigliato (che sapevo di avere) fave e lenticchie, che cucinerò nei prossimi giorni per rimandare il più possibile l'uscita per andare a fare la spesa, un sacchettino di farina di mandorle (e una misteriosa confezione di polvere di sesamo nero, scritta solo in cinese, che mi riprometto di studiare per l'utilizzo) un sacchetto di avena, bacche di goji e frutta essicata di quelli che si usano a colazione, gocce di cioccolato. Non ho latte, l'ho finito, ma non ho intenzione di uscire solo perché sono rimasta senza, per un po' posso farne a meno. Cerco in internet una ricetta di torta senza latte e letto sommariamente il procedimento, vado ad occhio e inizio ad impastare la mia torta.
Ecco, questa cosa dell'andare ad occhio, credo sia uno dei motivi per cui non sono particolarmente seguita, la gente ha bisogno di sapere grammi e porzioni, e io invece pervicacemente mi ostino a non darli. Confidando nella capacità intuitiva dell'andare a occhio che ti viene dopo che cucini per piacere tuo personale. 
Nel produrre dolci questa filosofia di pensiero non ripaga molto pero'...
A testimonianza di ciò, le molte prove di torte riuscite male, gnucche e quasi immangiabili per chi non ha bisogno del sapore dolce in quel preciso momento li. 
Ci sono le foto. 
E le improbabili ricette.

Insomma, comunque sono andata ad occhio anche questa volta. 
In una capace terrina ho messo un sacchettino di farina di mandorle (circa una tazza) e lo stesso di farina bianca 00. Un sacchettino (una monoporzione) di fiocchi di avena e frutta disidratata, di quelli che si usano per le colazioni sane, il tuorlo di un uovo, un pizzico di sale, due bustine di vanillina, un cucchiaino di cannella in polvere, una bustina di lievito vanigliato, un cucchiaio di zucchero integrale grezzo, mezza tazza di fecola di patate. In un padellino, su fuoco bassissimo, ho fatto sciogliere la quantita di burro che si userebbe per condire una pasta per due persone, e una volta unito il burro agli ingredienti, ho utilizzato il padellino per metterci l'acqua che man mano ho aggiunto per lavorare l'impasto. Alla fine di tutti questi inglobamenti, l'impasto deve risultare, omogeneo, non troppo fluido, ma con la consistenza di una polenta morbida.
Nel frattempo ho già acceso il forno a 170 gradi, ventilato.
Aggiungo le gocce di cioccolato, tante. Davvero tante, mezzo pacchetto (di un pacchetto grande quanto quelli normali del cacao amaro) e le amalgamo. In una ciotola a parte ho tenuto l'albume dell'uovo e con una frusta l'ho montata a mano finchè è diventata a neve soda. 
Il forno è arrivato alla temperatura giusta. Incorporo l'albume montato a neve, lavorandolo delicatamente con la spatola, i movimenti dall'alto verso il basso, per unirlo all'impasto senza che si smonti e cercando di incorporare anche l'aria.
Verso il mio impasto in una tortiera quadrata con i lati di 20 centimetri, foderata di carta forno, cospargo la superficie con un pochino di zucchero e inforno appoggiando sulla griglia posizionata in basso e con la leccarda posizionata proprio nella tacca appena sopra. Ho visto che così, in questo forno, finalmente le torte cuociono anche sotto e così faccio. Più come rito scaramantico che altro.

Dopo circa mezz'ora, quaranta minuti, o comunque quando dal forno esce questo profumo di torta delizioso che ti riporta direttamente all'infanzia come un balzo nell'iperspazio, spengo il forno e lascio li. Fa parte sempre del rito. 
Quando è passato un lasso di tempo sufficiente a farci dimenticare che abbiamo fatto la torta, apro il forno, scodello la torta nel fantastico piatto quadrato che sembra fatto apposta, e procedo all'assaggio.
La torta è ancora tiepida dentro, è rimasta morbida, ben lievitata, abbastanza dolce, forse troppo per i miei gusti, e gustosa. 
Al secondo assaggio, ormai fredda, risulta ancora più buona.
Yeeh!