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lunedì 10 maggio 2021

Coniglio alle Olive e Porri


Mi piace che la cena si cucini da sola, quindi cotture lente e quasi in una pentola sola.
Nella pentola antiaderente già calda ho rosolato i pezzi di coniglio con una decina di olive nere e verdi. Ho aggiunto la parte verde di un porro affettata finemente, alloro, bacche di ginepro e pepe in grani, un po' di origano, acqua e un pizzico di sale. Dopo circa un'oretta di cottura su fuoco piccolo e bassissimo, coperto, ho spento e lasciato raffreddare. A cena ho prelevato 190 g (3 pezzi) calcolando che le ossa di scarto saranno circa 40/50 g. 
I broccoli al vapore, se divisi in cimette e il gambo tagliato in 4 parti per il lungo, cuoce in 10 minuti, rimanendo bello verde e sodo.
La sera dopo ho accompagnato il coniglio con una bella insalata misticanza e finocchio. 




mercoledì 23 novembre 2016

Rabbit rabbit rabbit - Ricordi di estati bambine

So che con questo post potrei deludere qualcuno, ma a me il coniglio piace molto, ed è legato a ricordi di infanzia, quando mia mamma lo cucinava la domenica per pranzo. Come me, ogni volta era diverso, cambiava le spezie e le erbe aromatiche, lo infarinava oppure no, lo sfumava con il vino bianco o rosso, oppure con l'aceto, ci metteva l'aglio o la cipolla o tutt'e due...
Quando mio fratello andò a vivere da solo, una delle telefonate che ricordo è stata una domenica mattina, voleva la ricetta per fare il coniglio come la mamma. E così, al telefono, gli ho spiegato le fondamenta della creazione di una ricetta mai uguale partendo sempre dallo stesso ingrediente. 
Come qui, niente dosi, tutto a occhio e a naso e a udito, perché il cibo scrocchia, scoppietta, sibila, fa rumore, manda un buon odore quando è pronto e mentre lo mangi può avere consistenze tattili così diverse, morbido, croccante, denso, cremoso...
Oggi ho messo solo cipolla a dadini, alloro e salvia, bacche di ginepro e chiodi di garofano a rosolare in un tegame con un pochino di olio di vinaccioli. 

L'olio di vinaccioli l'ho comprato per usarlo, miscelato con olii essenziali, dopo la doccia per idratare e nutrire la pelle del corpo. E' leggero, inodore e ricco di vitamine e antiossidanti per la bellezza della pelle. Lo metto con la pelle ancora ricoperta di gocce d'acqua, massaggio e tampono con il telo. Si assorbe magnificamente lasciando la pelle profumata, setosa e per niente unta.

Dopo poco ho aggiunto i pezzi di coniglio e tre patate sbucciate e lasciate intere, ho fatto rosolare tutto da tutti i lati, ho sfumato con aceto di riso e messo l'avanzo di brodo dell'altra sera, copro e lascio sobbollire a fuoco lento. 

Nei quaranta/cinquanta minuti che ci vogliono per cuocere, ogni tanto giro i pezzi, aggiungendo un pochino di acqua solo alla fine e mi dedico alla cura dei capelli e alla doccia. Ho fatto i mestieri e la casa profuma, ho acceso candele un po' dappertutto, è il mio giorno di riposo e oggi lo vivo così.

Il coniglio è pronto, la carne morbida e il sughetto denso e saporoso. Le patate si tagliano con la forchetta, osservo il fumo uscire. Ho preparato un tè verde speziato, io detesto il tè verde, preferisco quello nero, ma fa bene e ho trovato questi tè verdi aromatizzati che sembrano i miei amati tè neri indiani...
Metto un pochino di Ajvar vicino alle patate e mi gusto in pace il mio coniglio.

L'Ajvar è una salsa serbocroata diffusa anche nel resto dei balcani occidentali più caldi e a Trieste, Gorizia, Udine. A base di peperoni e melanzane, cotti al forno, spellati e ridotti in purea, e addensati ulteriormente cuocendoli per ore in una pentola a fuoco basso aggiungendo aglio e peperoncino, a seconda della quantità di peperoncino l'ajvar può essere dolce o decisamente piccante. Alla fine si aggiunge un pochino di sale, a volte aceto, si chiude in barattoli di vetro e si sterilizza. 
Spalmata sul pane o per accompagnare patate, patatine fritte, verdure, carne, raznici, cevapcici e pljeskavica, l'ajvar fa parte di quelle conserve molto diffuse anche nel sud italia, che permettono di godere delle verdure estive in pieno inverno, portano calore e sole e aiutano a traghettare fino alla prossima estate. Ha un gusto buonissimo, per me carico di ricordi di estati bambine passate in Yugoslavia, mangiando i raznici, con la cipolla cruda e il pane rustico e delizioso, patatine fritte vere e non industriali, e dolci a base di sfoglie, noci e miele simili a piccole baklava.  

Erano giorni felici e semplici. 

sabato 28 febbraio 2015

Storia della Paella ovvero Come Comprare Due Volte Una Pentola Più Grande del Forno Che Hai

paella with octopus and rabbitpaella with octopus and rabbit
Ero a Barcellona, tutte le sere mangiavamo Paella, ogni volta diversa, Valenciana, solo di pesce, solo di carne, preceduta da un antipasto di lumache e salsa allo zafferano... ce la servivano direttamente nella paella, il riso bello sgranato e asciutto, croccante sul fondo, la crosticina buonissima, spianato per tutta la grandezza della pentola, che era grande... insomma decido che voglio portare a casa una paella, la pentola, per riprovare a fare la paella, il riso.
Entro in una ferramenta fornitissima, cercata a lungo tra le ramblas di Barcellona e subito individuo la mamma della famiglia che gestisce il negozio, disquisiamo calorosamente di ricette e cucina, lei in spagnolo e io in italiano, capendoci con il linguaggio dell'amore. Per il cibo in questo caso.
Individuo una paella di ghisa smaltata, bellissima, grande. Con la mia nuova amica di un giorno ipotizziamo le misure del mio horno, forno dove lei finisce la cottura quando prepara la paella. Ci scambiamo ricette e promesse d'amore.
Inutile dire che, come i pescatori sovradimensionano il loro pescato, le donne sovradimensionano le capacità del loro forno. La paella non ci entrava manco di sbieco. 
Di piegare o tagliare i manici non se ne parlava, la ghisa è durissima, e poi non la volevo una paella monca.
La usavo sul fornello, e finivo la cottura nel forno semiaperto. La paella che veniva era buonissima.
L'altro giorno mi ritrovo a voler fare di nuovo la paella, colpa di una paella mangiata in giro che sembrava un risotto alla pescatora scotto.
La pentola di Barcellona non c'è più.
Vado alla ricerca di una nuova paella, che deve essere di acciaio martellato, e non deve costare una follia, Fabricada en Espana.
Conduco studi per ovviare al problema riso. In Spagna per la Paella usano il riso Bomba, pochissimo amido, cottura 25 minuti. In Italia una cosa del genere non c'è. Noi abbiamo riso con molto amido, il risotto, mantecato e cremoso si ottiene così. Spulciando le testimonianze delle spagnole che vivono in Italia, mi oriento verso il riso Superfino Baldo. Poco amido, tenuta della cottura eccezionale con poco rilascio, 18 minuti estendibili. L'ho già visto il Baldo...ricordo una spesa tranquilla di esplorazione, quello dove mi studio tutte le tipologie di un ingrediente base. All'Esselunga.
Recupero il riso, gli ingredienti base per una paella di sperimentazione e vado nel negozio dove so che hanno la paella.
Disquisiamo, un po' meno amabilmente, le brianzole son più chiuse delle barcellonesi, delle misure della paella e del forno, racconto dell'avventura della paella di Barcellona... hanno due misure, mi convinco per quella più grande che stranamente costa qualche euro in meno...mistero delle importazioni. Con l'accordo di poterla cambiare se non dovesse andare bene.
Vado a casa, apro il horno e maledizione! Non ci sta. E' venerdi sera, 19,30...in un impeto di barcellonite acuta telefono al negozio per comunicare la seconda cantonata in fatto di paelle... reagisce freddina alla mia risata, mah...forse non era la stessa signora.
Il sabato mattina sono fuori dal negozio, faccio lo scambio degli ostaggi, pago la differenza del riscatto e me ne torno a casa con la paella più piccola per mano, come una bambina.
Ora, non esiste al mondo niente che mi possa fermare dal provare a farla subito. Sono le 13,00, ho tutti gli ingredienti, ho la paella...
Inizio affettando un poco di aglio e lavando dei pezzi di coniglio che taglio ulteriormente a metà, metto un filo di olio extra vergine di oliva e butto il coniglio e l'aglio nella paella calda.
Spello una salamella e la taglio in quattro pezzi, metto anche quelli.
Tolgo l'attaccatura e lavo delle taccole, le taglio a metà e le aggiungo insieme a dei pomodorini tagliati a metà anche loro.
Prendo mezzo peperone rosso, lo privo dei semi e dei filamenti interni e lo riduco a strisce, dentro anche lui.
paella with octopus and rabbitpaella with octopus and rabbit

paella with octopus and rabbit

A questo punto metto il riso. Superfino Baldo. Due manciate a testa più una per la paella, ho intenzione di mangiarla un paio di volte. Primo errore, è troppo presto. Ci volevano altri 4/5 minuti in più di cottura per il coniglio, alla fine per cuocere a puntino il coniglio il riso non era proprio al dente come piace a me. Secondo errore: NON è un risotto. Due manciate a testa vuol dire che mangerò paella per quattro volte abbondanti. Meno male che esiste il freezer.
Insomma metto il riso, la prossima volta qualche minuto dopo il momento in cui pensi andrebbe messo, e faccio tostare velocemente, molto velocemente. La paella di acciaio brucia subito. Ho pronto del brodo caldo, quello della crema di zucca e porri dell'altro giorno, dolce e con qualche anellino di porro intrappolato dentro.
Svuoto due bustine di zafferano, ma ci vorrebbero due cucchiai di curcuma non lo zafferano. Lo miscelo con il brodo, mescolo per portare il brodo giallo ad avvolgere ogni parte del riso e poi non si tocca più. Non bisogna più smuovere il riso, deve cuocere con ogni chicco racchiuso nel suo spazio.
Ogni tanto si scuote leggermente la pentola, cullandola per un manico.
paella with octopus and rabbit

paella with octopus and rabbit
paella with octopus and rabbit
Metto il pesce. Ho scelto dei ciuffetti di moscardini, li affondo nel brodo, e aggiungo ancora un pochino di acqua calda. Avessi avuto delle cozze, le avrei disposte sopra pulite benissimo ma ancora chiuse e si sarebbero aperte rilasciando la loro acqua sul riso.
Il riso cuoce sobbollendo e asciugandosi più da una parte che dall'altra, la paella è grande e non rimane centrata sul fuoco, la giro e cullo.
Quando il riso e la carne mi sembrano cotti, aggiungo una manciata di piselli direttamente dal freezer, li inglobo, cullo la paella e spengo. Copro con un canovaccio. Meglio sarebbe passare la paella in forno già caldo un sette, nove minuti. Si asciuga e fa ulteriormente la crosticina sul fondo.
Se non fosse stato un esperimento, a questo punto avrei disposto degli spicchi di limone tutti intorno come piccoli raggi e avrei portato in tavola questo sole giallo delizioso.
Ho iniziato alle 13,00 pensando di fare una paella per due, ho mangiato alle 15,00 ritrovandomi una paella per sei affamati.
Che dire, ho il fuso orario spagnolo.
Con la Paella in tavola, ognuno si serve di quante porzioni vuole, ci spreme sopra il succo del limone, e alla fine tutti grattano il fondo della paella.
Lì, dove c'è la parte più buona.
paella with octopus and rabbit


paella with octopus and rabbit

paella with octopus and rabbit



domenica 14 settembre 2014

La Fattoria degli Animali

A volte sento un profumino salire dalle scale, la domenica mattina. E' la mia vicina che prepara pranzi deliziosi, tipici della cultura lombarda. Allora mi viene voglia di scendere e chiederle una schiscetta anche per me...vabbè niente schiscetta. Oggi ho riunito salsiccia di maiale, una sottocoscia di pollo e una coscia di coniglio e le ho cucinate in pentola a pressione.
Prima ho affettato cipolla, carota e sedano, le ho soffritte in poco olio extra vergine di oliva e ho messe le carni a rosolare. Una volta rosolate da tutti i lati le ho spolverate con Ras el Hanout e un bicchiere di Martini Dry, sfumato e aggiunto un pochino di acqua. Dal sibilo ho calcolato venti minuti di cottura.
Ci sarebbe stata bene della polenta, ma avevo solo quella vera e non ho pensato di metterla a cuocere per i suoi bei 35/40 minuti...
Il sughetto era speziato e piccantino. Buono!
Per finire ho lavato dei lamponi e li ho gustati con nocciole e un pezzetto di cioccolato fondente 77% senza zucchero. L'unione dei tre sapori, acidulo, croccante e amaro è delicata e fresca, pulisce la bocca.



lunedì 19 maggio 2014

Risotto al Finocchio e Brodo di Coniglio



Non so a voi, ma a me i finocchi cotti non sono mai piaciuti, bolliti e fatti al forno con su il formaggio, avevano un nonsochè di molle e umido. Poi, a cena da una mia amica, li ha fatti in padella, rosolati e croccantini...yummm! E' stata una folgorazione. Sempre da questa amica ho provato a mangiare il coniglio bollito, delicatissimo e servito con sedano, carote e cipolla di Tropea crudi tagliati obliqui.
L'altro giorno non stavo bene, da qualche anno mi è spuntata una allergia che mi fa piangere gli occhi, così mi sono rintanata in casa e mi sono preparata del coniglio bollito, avevo voglia di qualcosa di caldo da bere e semplice da mangiare. Nella fidata pentola a pressione ho messo le due cosce più grandi del coniglio, carote e sedano, una cipolla bianca, qualche chiodo di garofano, sbriciolando la capocchia sulla carne, qualche grano di pepe nero e un cucchiaio di brodo granulare iposodico sohn. Acqua fino all'incisione della pentola e da quando ha iniziato a sibilare, ho abbassato il fuoco e calcolato venti minuti scarsi di cottura.
Quella sera la mia coscetta di coniglio l'ho gustata con solo qualche granello di sale grosso sbriciolato e un filo di olio extra vergine di oliva. E una bella tazza di brodo bollente.
Così mi sono ritrovata con una pentola di brodo di coniglio da usare. L'ho congelato. Stando attenta a non mettere il brodo fino all'orlo della bottiglia di vetro, ma lasciando abbastanza spazio per l'espansione del ghiaccio, l'ho messo in freezer in attesa di essere usato.

Oggi avevo voglia di un cibo confortante e curativo, il riso per me ha questo effetto ultimamente.
Ho tirato fuori dal freezer il brodo di coniglio e l'ho messo a bagno maria in una pentola di acqua a bollore.
Nel frattempo ho affettato sottilissima mezza cipolla di Tropea, e l'ho messa a soffriggere in poco olio extra vergine di oliva in una padella antiaderente. Ho tirato fuori dal frigorifero un finocchio e ne ho prese solo le foglie esterne e i gambi con la barba. E un figlio che si trovava proprio sotto la prima foglia.
Rimesso il resto del finocchio in frigo, netto e pulisco per bene le foglie e i gambi barbuti, separo la barba e la tengo da parte insieme al figlioletto del finocchio.
Affetto sottile le foglie di finocchio per il lungo e i gambi a rondelle e metto tutto a rosolare insieme alla cipolla.



Quando il tutto mi sembra bello dorato e croccantino, aggiungo il riso, questa volta ho usato un Carnaroli. Faccio brillare girando velocemente e sfumo con un pochino di vino bianco.
Aggiungo il brodo che nel frattempo si è scongelato e scaldato.
Lascio cuocere per assorbimento il tempo necessario a che il riso risulti al dente e ancora all'onda.
Spengo il fuoco sotto la padella e metto una bella manciata di formaggio grana padano grattugiato e una C di olio extra vergine di oliva, giro per mantecare e copro qualche minuto.





















Sminuzzo sommariamente la barba del finocchio, e ne aggiungo una parte al riso e giro ancora, lo servo nel piatto tenuto vicino ai fuochi perché sia caldo,
spolverizzandolo con la barba del finocchio rimasta, pepe nero macinato al momento e, solo su una metà, con il formaggio grattugiato...ho un presentimento...
All'assaggio il mio presentimento si rivela azzeccato, la parte di riso senza formaggio aggiunto è più buona, il risotto ha un sapore delicatissimo e il formaggio lo copre, non facendone apprezzare il profumo erbaceo e dolce del finocchio e della barbina, che nella parte di riso senza formaggio, fa salire il suo profumo come di liquirizia...Yummm!