Nelle culture primitive ci si cibava di alcuni organi perche' ritenuti sede di alcune virtu'. Nei riti antropofagi dei cannibali c'era la convinzione di mangiare, insieme al cuore del nemico, anche il suo coraggio. Come in una sorta di teofagia, mangio lo spirito divino che era in te per assimilarlo in me.
Se il cuore e' la sede del coraggio spirituale, il fegato e' il coraggio materiale. Si dice avere fegato per dire avere la forza di fare cose che richiedono il radunamento di tutto il coraggio in noi per indirizzarlo verso uno scopo preciso. Quando "ci si mangia il fegato per la rabbia" e' perche' quella rabbia non ha trovato uno sbocco ed e' rimasta chiusa dentro di noi. A volte negata. Sento di avere bisogno di fegato. Essendo il cannibalismo di difficile pratica, ho optato per del fegato di vitello. Molto prosaicamente acquistato dal mio macellaio di fiducia... Ho affettato sottile, in senso verticale, una cipolla bianca che ho messo a stufare nella padella antiaderente ceramicata con una lacrima di olio extra vergine di oliva, un pochino di acqua, in cui ho stemperato un centimetro di triplo concentrato di pomodoro e molte foglie di salvia. Nel frattempo ho sciacquato quattro fette di fegato e le ho "infarinate" con farina di grano saraceno e mais (la polenta taragna). Quando la cipolla mi e' sembrata morbida, ho alzato il fuoco, aggiunto un cucchiaino di olio e ho messo le fette di fegato a rosolare. Le giro quasi subito, il fegato non deve cuocere molto se no diventa duro. Spengo quando e' ancora rosato. Le prime due fette me le mangio a pranzo, accompagnate da un bicchiere di vino rosso.
La sera, aggiungo dei piselli direttamente dal freezer, scaldo velocemente e cena pronta. Auguri a tutti!
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2 commenti:
ricetta d'altri tempi !!!
...tempi di cannibali con le ossa a trattenere i capelli...cercavo giusto un fermaglio nuovo...
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