Ci sono volte dove il vuoto che non si riesce a riempire con l'amore chiede fortemente lo stesso di essere colmato. E' proprio in questi frangenti che scatta imprescindibile la voglia di carboidrato, inteso come amido. Amidi che si trasformano in zuccheri praticamente già in bocca con la masticazione...pasta, pane...qualsiasi cosa che riempia e obnubili la mente con la forza colmante e calmante che solo il sapere di essere amati e toccati può dare. Io non voglio cedere.
Anche perché non ho pasta in casa!
Ne avevo voglia perché fa freddo nonostante sia primavera, perché ho visto la foto di una cenetta di una amica sola per una sera, perché avevo fame e vuoto, perché mi sento sola.
Ho affettato due spicchi di aglio rosa, fettine sottili sottili, come veli trasparenti che cadono lenti nella padella antiaderente ceramicata, radunati tutti in un angolino e umettati con un cucchiaino di olio extra vergine di oliva. Nella parte restante della pentola tagliuzzo e schiaccio tre pelati con un pochino del loro sugo, accendo il fuoco, cospargo il tutto con un grosso peperoncino abruzzese fatto seccare vicino al camino, lo sbriciolo con le dita, semi e pelle, metto tutto, voglio calore. Copro e apparecchio con cura, scelgo uno dei miei bicchieri preferiti e ci verso un pochino di vino rosso, regalo di una amica.
In una ciotola piena di acqua fredda immergo due nidi di spaghetti di soia. E metto il piatto in cui finirà il manicaretto, vicino alla pentola sul fuoco. Voglio che sia caldo quando ci trasferirò la mia cena.
E nella padella con il sughetto ci sdraio un calamaro gigante, abbasso un pochino il fuoco, copro e vado a farmi la doccia.
Dopo circa un quarto d'ora, arrivo nuovamente in zona calamaro: il sughetto si è condensato. Ci adagio i due nidi di spaghetti e li lavoro con il sugo e un po' di acqua, giro il calamaro. Copro.
Dopo qualche minuto gli spaghetti hanno assorbito il sugo e si sono ulteriormente ammorbiditi. Impiatto calamaro e spaghetti, una spolverata di prezzemolo e un giro di olio extra vergine di oliva.
Scatto le foto sorseggiando un po' di vino.
Gli spaghetti di soia si sono insaporiti benissimo, li arrotolo sulla forchetta inglobando fettine di aglio leggermente dorato e peperoncino piccantissimo, una esplosione di sapore in bocca che contrasta ma magicamente si armonizza con la compattezza gelatinosa della soia. La soia soddisfa la voglia di pasta per la forma e la consistenza ma è una proteina. Stazionerà il giusto nell'organismo per far sentire sazi ma non satolli, obnubilati e addormentati dagli zuccheri liberi di circolare senza ritegno nel flusso sanguigno creando picchi e depressioni.
E il calamaro?...il calamaro è semplicemente perfetto. Morbido e duro nello stesso tempo. I denti ci affondano trovando la consistenza compatta e poi cedevole che adoro. Ha un profumo delicato di mare e il sapore della carne si sposa con il bruciante del sugo.
Finisco il vino, lavo i piatti e arriva l'amore.
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